Quale futuro si prospetta per l’Eurasia? Diventerà una regione pari all’Europa in termini di influenza globale? Quale ruolo vi giocherà la Russia? Alla vigilia del Forum Politico Mondiale di Yaroslavl, Yulia Netesova ha discusso di tali questioni con Alexander Rahr, Direttore del Centro Studi Berthold Beitz presso il Consiglio Tedesco per le Relazioni Estere.
Quanto è importante oggi l’Eurasia per la sicurezza globale?
Il termine Eurasia non è stato ancora introdotto nel contesto politico globale e nel mondo della scienze politiche. Ancora oggi nessuno in Occidente ne ha davvero capito o appreso il significato. Esiste l’Europa, esiste l’Europa allargata, esiste l’Asia, ma Eurasia è un’espressione utilizzata solo da paesi come Kazakistan e Russia. Tuttavia, sono certo che il termine acquisirà maggiore importanza politica negli anni a venire, perché l’Eurasia sta conoscendo sviluppo e importanza crescenti. Eurasia sarà la nostra espressione di riferimento quando affronteremo problemi di sicurezza energetica e sarà legata anche alla lotta al terrorismo globale in Afghanistan ed Asia Centrale.
Quale posto spetterà alla Russia nell’ambito del sistema di sicurezza eurasiatico?
La Russia sarà proprio uno dei fondamentali pilastri di questo futuro sistema di sicurezza eurasiatico. Ma la mia convinzione è che l’Eurasia non verrà costituita dalla sola Russia, bensì da Russia e Kazakistan, perché quest’ultimo non vuole essere parte del Medio Oriente o del Centro Asia ma ha invece ambizioni eurasiatiche ed europee.
Quali fra le questioni relative alla sicurezza possono riunire Europa ed Asia nel progetto eurasiatico?
Anzitutto, Russia e Kazakistan devono convincere la NATO e l’Unione Europea che le nuove istituzioni che verranno create e quelle già esistenti – quali la Comunità Economica Eurasiatica e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva – non saranno dirette contro l’Europa e l’Occidente. Al contrario, la loro esistenza si configura come elemento aggiuntivo e complementare dell’Europa. L’Eurasia percepisce se stessa come parte del comune spazio europeo. Credo che un passo molto importante verso l’integrazione potrebbe essere la costituzione di infrastrutture missilistiche per la difesa comune che coinvolga Europa, Eurasia e Stati Uniti. Quando la NATO lascerà l’Afghanistan, alcuni ruoli di peace-keeping e processi di stabilizzazione dovranno essere intrapresi da diversi paesi eurasiatici.
Cosa può essere fatto per superare i conflitti latenti nell’area post-sovietica? Quale tipo di cambiamento politico si rende necessario?
Si tratta di un tema molto complesso. Vi sono molti conflitti latenti in Europa; per alcuni sembra possibile trovare una soluzione, per altri no. Abbiamo quattro grandi conflitti latenti nell’area post-sovietica, tutti molto diversi fra loro: Nagorno-Karabakh, Transnistria, Abkhazia e Ossezia del Sud. Credo che una possibile soluzione sia offerta dall’esperienza del Kosovo, nel senso che simili stati semi-sovrani, non riconosciuti dalla comunità internazionale, potrebbero diventare realtà statuali pienamente compiute. Ciò creerebbe problemi ad alcuni paesi – Azerbaijan, Moldova e Georgia – ma questa potrebbe essere l’unica soluzione possibile al problema. La cosa migliore è accettare la realtà così com’è; potrebbe quindi accadere che nell’ambito di conferenze internazionali venga deciso di riconoscere maggiore sovranità a questi paesi.
Vi è ovviamente un altro approccio a questi conflitti, il quale è basato sul rispetto dell’integrità territoriale degli stati. L’Occidente è molto riluttante nel favorire precedenti che porterebbero alla creazione di nuovi stati in Europa. Per contro, esso ha riconosciuto il Kosovo e il Sud Sudan e pertanto, tenendo fede a questo approccio, si dovrebbe prima o poi giungere al riconoscimento dell’indipendenza di Nagorno-Karabakh, Transnistria, Abkhazia e Ossezia del Sud. Dobbiamo cercare soluzioni atte a portare maggiore stabilità nella regione.
Ritiene che la Russia possa essere maggiormente coinvolta nell’ambito della diplomazia internazionale come mediatore nei conflitti in corso?
La Russia potrebbe sicuramente essere maggiormente coinvolta nelle questioni legate ai conflitti dell’area post-sovietica ma dubito che possa avere influenza in Medio Oriente o Nord Africa. So che la Russia pensa di averne, e spero sia così, ma ne dubito. Al momento la Russia non desta attrazione, il suo modello politico è in piena fase di mutamento e il paese non genera nuove idee politiche, culturali, filosofiche in grado di cambiare il mondo come avvenuto in passato; la Russia deve trovare nuove modalità per avvicinare altri paesi e diventarne polo di attrazione. Attualmente l’unico strumento di cui la Russia dispone al riguardo è l’energia; non si tratta di uno strumento di poco valore e la Russia può fare molto grazie ad esso: fornire petrolio e gas, aiutare nella costruzione di condutture energetiche, creare cartelli del gas e quant’altro. Ma non è ancora abbastanza per un paese che vuole diventare attore globale vis-a-vis con Europa, USA e Cina.
Come mai, a suo parere, l’Europa non ha mostrato entusiasmo per l’iniziativa russa riguardante la creazione di una nuova struttura di sicurezza Euro-Atlantica?
Perché l’Occidente, l’Unione Europea e gli Stati Uniti, non ritengono la Russia importante. Ritengono che l’ Europa debba fondarsi su due pilastri – NATO ed UE – oltre alla politica di vicinato. La Russia è percepita come vicino, al pari di Bielorussia, Ucraina o Georgia ed è inserita nello stesso insieme dell’ “Europa allargata”. E’ un vicino strategico, ma non è considerato seriamente come parte di sé. Attualmente in Occidente nessuno desidera che la Russia diventi un pilastro della nuova sicurezza europea.
Queste ed altre problematiche di respiro globale verranno discusse presso una delle sezioni del Yaroslavl Global Policy Forum, cui lei prenderà parte quest’anno. Quali sono le sue aspettative al riguardo? Cosa ha in progetto di dire e cosa si aspetta sentir dire dagli altri partecipanti?
Il messaggio chiaro sarà, ovviamente, la prosecuzione dell’impegno per un posto della Russia nel mondo ed in particolare nella compagine europea. E’ anche importante per noi stranieri capire come vive la Russia, perché ci manca il quadro completo. Il messaggio principale della conferenza dovrebbe essere dato dalla consapevolezza di vivere nella medesima realtà e dalla volontà di superare le barriere che ancora ci separano. Entrambe le realtà – Russia ed Europa – non vogliono che il mondo venga pensato senza di loro e vi è il rischio che America e Cina formeranno insieme un G2 relegando Europa e Russia al ruolo di partner minori. Non è questo l’interesse del continente europeo, per questo vi è bisogno di un avvicinamento alla Russia molto più deciso rispetto a quanto avvenuto sino ad oggi.
4 Agosto 2011, Yulia Netesova
(Traduzione di Giacomo Guarini)